Le acque meteoriche di dilavamento sono definite come la frazione delle acque di una precipitazione atmosferica che, non infiltrata nel sottosuolo o evaporata, dilava le superfici scolanti.
Appartengono a questa categoria: acque di prima pioggia e le acque di seconda pioggia. Con l’urbanizzazione di questi ultimi decenni, è notevolmente aumentata la quantità di aree impermeabili destinate ad usi produttivi e commerciali.
Per questo sono in vigore alcune normative (vedi per es. D.Lgs. n. 152/2006) che prevedono l’obbligo di accumulare le acque meteoriche ricadenti sulle superfici impermeabili e di trattarle al fine di evitare l’infiltrazione, nei corsi d’acqua o nelle fognature, di sabbia, terriccio, idrocarburi, residui oleosi o particelle di materiali di consumo provenienti dagli autoveicoli e inquinanti.
Le acque meteoriche una volta incanalate, convogliate (tramite condotta separata) e riversate in corpi ricettori (vasche di raccolta) diventano quindi “acque di scarico”.