Impianti Trattamento Acque Autolavaggio | DEPURTECNICA

Impianti Trattamento Acque di Scarico Autolavaggi

Impianti Trattamento Acque:
Griglie, dissabbiatori e disoleatori.

Quando si parla di impianti trattamento acque reflue si apre un mondo intero di soluzioni diverse. Nell’ambito industriale bisogna precisare che per reflui non si intendono solo le acque utilizzate durante il processo produttivo ma anche le acque meteoriche e di dilavamento dei piazzali o delle aree dove l’attività produttiva ha luogo. Ogni singolo impianto deve quindi essere ideato, progettatto e realizzato in base alle diverse realtà.

Depurazione Acque di Prima Pioggia e Dilavamento nelle aree industriali e commerciali.

È risaputo che le acque meteoriche di dilavamento delle aree urbane e industriali sono tutt’altro che pulite; anzi le cosiddette acque di prima pioggia sono spesso più inquinate di quelle di scarico urbane e, in alcuni casi anche di quelle industriali. Il carico inquinante delle acque è la somma degli inquinanti presenti nell’aria e degli inquinanti presenti sui tetti e sul terreno  (deiezioni animali, polvere stradale contenente residui di pneumatici particelle derivanti dall’usura dei freni, residui di oli lubrificanti, prodotti di corrosione dei tubi di gronda, rifiuti variindebitamente abbandonati ecc…). In caso di precipitazioni improvvise e intense si deve inoltre considerare il distacco e il trasporto dei sedimenti che si soo accumulati nei pozzetti e nelle condutture durante il precedente periodo asciutto.
In generale, le acque reflue meteoriche e di dilavamento che interessano superfici ad uso industriale potrebbero essere suddivise in:

  • Acque meteoriche non inquinate
  • Acque meteoriche moderatamente inquinate
  • Acque meteoriche inquinate

Pre-trattamento acque prima pioggia: perchè?

Le acque meteoriche inquinate provengono generalmente da aree scoperte dedicate al travaso di sostanze chimiche, zone di carico scarico di materie prime, piazzali di autolavaggio, aree dedicate alla manutenzione di veicoli quali autorimesse, autofficine e carrozzerie, aree di deposito di rifiuti o di rottami.
A pari condizioni saranno maggiormente inquinate le prime acque meteoriche (acque di prima pioggia) rispetto a quelle che seguono (acque di seconda pioggia) per il fatto che i potenziali inquinanti presenti sulle superfici sono dilavati dalle prime acque che cadono su di esse.

Da tutto ciò si rileva quindi, che le acque di prima pioggia richiedono una fase di pretrattamento che ha lo scopo di separare elementi che per natura o dimensione renderebbero difficoltoso il buon funzionamento del processo di depurazione. Le operazioni di pretrattamento più note sono: Grigliatura, Dissabbiatura e Disoleazione.
Queste tre operazioni non devono essere neccessariamente tutte presenti in uno stesso impianto.

La grigliatura

La grigliatura è generalmente la prima operazione in un impianto di depurazione. La griglia è un dispositivo dotato di aperture usato per trattenere il materiale grossolano presente nelle acque. Per esempio solidi non sedimentabili (stracci, plastica, ecc.) e solidi grossolani sedimentabili (ghiaia, ecc.). Più le griglie saranno fini più grande sarà la quantità di materiale grigliato. Questo pretrattamento è sempre necessario, perché l’eliminazione selettiva di tali materiali evita che possano creare accumuli e ostruzioni nelle tubazioni, nelle giranti delle pompe oltre a migliorare la qualità dei fanghi prodotti dall’impianto di depurazione specialmente se da utilizzare in agricoltura.

La dissabbiatura

Nelle acque meteoriche di dilavamento sono presenti quantità spesso notevoli di materiali inerti prevalentemente inorganici, che vengono genericamente chiamati sabbie, anche se la sabbia vera e propria costituisce solo una parte di questo tipo di detriti. Il dissabbiatore ha lo scopo di rimuovere dall’acqua di scarico le particelle solide fini prevalentemente di natura inorganica, appunto sabbia, terriccio o limo. La dissabbiatura viene realizzata facendo fluire lentamente l’acqua entro apposite vasche di raccolta che possono essere rettangolari (in cemento) o circolari (in polietilene). Il flusso deve essere senza vortici e turbolenze il tempo di permanenza necessario per far sedimentare le particelle solide è tra le 4 e le 8 ore.

La disoleazione

Il disoleatore ha lo scopo di separare per galleggiamento gli olii all’interno della vasca di raccolta. Olii, benzine, grassi e frazioni leggere di prodotti petroliferi infatti, in virtù della densità inferiore a quella dell’acqua, tendono a galleggiare in superficie. I pozzetti disoleatori vengono introdotti nel ciclo depurativo, a valle delle griglie e dei dissabbiatori, quando sia accertato che oli e grassi siano presenti nei reflui in quantità tali da influenzare negativamente i trattamenti successivi come per esempio quelli biologici. In questo tipo di impianti per il trattamento acque le sostanze oleose tendono infatti a rivestire, con un sottile velo, le materie biologiche impedendo così il contatto di queste con l’O2  e pertanto ne limitano l’ossidazione. A volte la disoleazione ha lo scopo, oltre che di separare, anche di recuperare gli oli e i grassi presenti nei reflui al fine di un loro riutilizzo.

Impianto depuratore acque Depurtecnica.
Trattamento dei reflui negli autolavaggi.

L’impianto DEPURTECNICA generalmente installato per il trattamento e la depurazione acque di scarico di un autolavaggio, è un impianto di tipo biologico a percolazione sommersa, comprensivo delle seguenti
fasi di processo:

  • Dissabbiatura
  • Disoleazione
  • Ossidazione biologica
  • Sedimentazione secondaria
  • Filtrazione su cartuccia autopulente
  • Chiarificazione finale
  • Filtrazione su letto di carboni attivi

Come funziona?

L’impianto per il trattamento e la depurazione delle acque di scarico di un autolavaggio è idoneo a trattare sia le acque provenienti da portali e tunnel che da sistemi di lavaggio a piste in selfservice, generalmente più gravosi come acque di scarico. Nell’impianto l’acqua da trattare arriva a gravità, decanta nella prima sezione e passa per sfi oro nella seconda, dove si ha il processo di disoleazione. L’acqua disoleata arriva alla fase biologica a percolazione, dove viene depurata e giunge per sfioro alla sezione di accumulo e rilancio e successivamente inviata nella sezione di chiarificazione finale per rimuovere le eventuali impurità non trattenute nella sedimentazione. Il contro lavaggio della colonna di chiarificazione e dei carboni attivi viene effettuato con acqua prelevata dopo filtrazione (Versione Top). Successivamente l’acqua può essere stoccata per essere riutilizzata dall’impianto di autolavaggio (solo per le prime fasi del lavaggio), oppure inviata allo smaltimento. Rientrano in questo trattamento anche le acque di prima pioggia e dilavamento dei piazzali dove sono installati gli autolavaggi.

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