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I cambiamenti climatici e gli interventi di trasformazione urbanistica degli ultimi anni sono i responsabili della crescente situazione di pericolo e dissesto idrogeologico in Italia.
Frane, alluvioni e allagamenti sono protagonisti ricorrenti dei nostri telegiornali: l’incremento degli apporti di acqua piovana ai sistemi di smaltimento ne modifica i regimi idraulici causando danni di ingente entità.
Le vasche di laminazione e gli impianti di trattamento delle acque di prima pioggia sono uno dei possibili interventi di prevenzione e soluzione a questo tipo di problemi.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Le vasche di laminazione, dette anche vasche volano per l’invarianza idraulica, non sono altro che bacini di raccolta delle acque piovane.
Partiamo da un po’ più lontano: anni di cementificazione incontrollata unita ai cambiamenti climatici del nostro secolo ci hanno condotto a una situazione di dissesto idrogeologico molto più grave e imprevedibile di quello che sarebbe naturale per il nostro paese.
Intervenire sul terreno con costruzioni non ben pianificate significa ridurre il potere di assorbimento e di naturale ricezione delle acque meteoriche.
Le superfici permeabili, i terreni naturali senza costruzioni, garantivano il drenaggio delle acque piovane: queste superfici oggi si sono notevolmente ridotte, sostituite da superfici impermeabili come parcheggi e strade, che rilasciano portate d’acqua più alte ai ricettori finali, torrenti, fiumi e sistemi fognari, e a una velocità di molto maggiore di quella che sono in grado di sostenere.
Se a questo si aggiunge la frequenza con cui vere e proprie bombe d’acqua ci colpiscono con portate molto al di sopra di quella che è la media, è facile immaginare le conseguenze.
Questo provoca ondate di piena, allagamenti ed esondazioni spesso impossibili da controllare e contenere.
In che modo le vasche di laminazione della portata di acqua contengono i danni provocati dalle acque meteoriche?
A seguito di un evento meteorico le vasche di laminazione accolgono le acque meteoriche che scorrono sulle superfici impermeabilizzate per poi restituirle ai recettori con una portata più contenuta, controllata artificialmente e quindi diluita nel tempo per eliminare il pericolo delle ondate di piena.
Questo avviene attraverso apposite tubazioni o elettropompe sommergibili installate all’interno stesso delle vasche. Le elettropompe sono comandate e controllate da un quadro elettrico che ne può modificare il funzionamento a seconda delle esigenze del momento.
Le vasche di laminazione fungono da veri e propri ammortizzatori idraulici: un deposito di acque che evita pericolosi sovraccarichi.
Sono realizzate in cemento o polietilene e devono essere adeguatamente progettate e dimensionate per svolgere al meglio il proprio compito ed evitare esondazioni. Per le situazioni in cui i volumi non sono eccessivi si può fare ricorso a vasche di laminazione prefabbricate.
Le emissioni legislative e lo stanziamento di fondi in merito agli impianti per il contenimento dei danni causati dalle acque di dilavamento sono in aumento in tutte le regioni di Italia.
Il progetto da sviluppare è quello dell’invarianza idraulica, che prevede che ad una conversione di un’area verde ad area urbana non derivi un incremento della portata delle acque meteoriche. Qualsiasi piano edile deve quindi prevedere un impianto di contenimento adeguato.
È molto importante anche controllare queste acque e ridurne il contenuto inquinante: nel loro percorso fino alle vasche raccolgono polveri, fango, sabbia e molte altre sostanze. I depuratori delle acque di prima pioggia, come un disoleatore che separa l’acqua dagli elementi inquinanti, intercettano le acque prima di convogliarle ai ricettori e sono fondamentali per ridurre il rischio di contaminazione delle falde acquifere e dei fiumi.